6 marzo 2012

Luis M. Mansilla (1959 - 2012)

english text below


E' una foto molto significativa questa che ritrae Luis Mansilla e Emilio Tuñon all'interno del Padiglione di Mies van der Rohe, realizzato per l'Esposizione del 1929 a Barcellona e ricostruito nel 1992 grazie alla Fondazione Mies van der Rohe (http://www.miesbcn.com/index.html), che nel 2007 ha premiato proprio Mansilla+Tuñon per il loro MUSAC, Museo di Arte Contemporanea di Castilla e Leon.
Strano davvero il destino che lo ha portato via a 52 anni. Proprio in quella stessa Barcellona che li ha premiati e lanciati, Emilio Tuñon, socio e amico quasi inseparabile, lo ha trovato senza vita nella sua camera d'albergo, la mattina dopo aver presentato un libro su Enric Miralles, altro grande architetto spagnolo scomparso prematuramente nel 2000 a 45 anni. 
Era stato intenso e toccante il suo intervento:
...Nei miei ultimi trent'anni di lavoro - come dire, tutti - non ricordo nulla che mi abbia sorpreso di più del lavoro di Enric Miralles... Com'è possibile che quella architettura, considerata così personale, così impenetrabile, possa avermi impressionato?
...L'unica spiegazione è pensare che il lavoro di Enric è lo stesso di noi tutti, o almeno, che le sue preoccupazioni sono anche le nostre...
Trovate di più, se volete, sul loro blog:  http://mansilla-tunon.blogspot.com/

Un uomo giovane, un architetto maturo. Così lo ha definito brillantemente Anatxu Zabalbeascoa, giornalista e blogger (è una donna...) nel suo articolo su El Pais
Un architetto maturo lo era sicuramente, con alle spalle 20 anni di lavoro in Mansilla+Tuñon e alcuni di collaborazione con il "maestro" Moneo
Molti li considerano i suoi eredi naturali, animati come sono dal suo stesso impegno e dalla serietà nel tenersi a una certa distanza dal grande circo mediatico.
Parlando di architetti e archistar in un video molto interessante sull'architettura in Spagna e la crisi (Se acabó la fiesta http://www.rtve.es/alacarta/videos/archivos-tema/archivos-tema-se-acabo-fiesta/1269406/) Mansilla ha raccontato che quando hanno ricevuto il premio Mies van der Rohe una giornalista ha detto loro candidamente: che peccato che abbiano dato a voi questo premio, siete così normali
Il loro lavoro è già al passo con la crisi e una visione "ridimensionata" dell'architettura. 
Mansilla diceva: perchè utilizzare 200 materiali spendendo cifre elevate, se anche con due soli materiali si può raggiungere la qualità architettonica, potendo negoziare il prezzo?
Tuñon rifletteva a proposito del numero di opere di un architetto, che oggi realizza moltissimi edifici anche dall'altra parte del pianeta. Siamo sicuri poi che riesca ad avere il controllo su tutti? Forse anche 20 opere controllabili direttamente, realizzate in un territorio limitato sono sufficienti per la vita di un architetto.
Mi ha colpito molto una bellisima frase di Mies che, secondo me, si sposa piuttosto bene con il pensiero di questi due architetti, interpreti di una "revolución tranquila": 
...Noi vogliamo appoggiare saldamente i piedi per terra, ma vogliamo raggiungere con la testa le nuvole. (Quello che intendiamo per formazione elementare, 1924)

L'Italia c'entra sempre, perchè Luis Mansilla e la moglie, una pittrice, si erano conosciuti proprio a Roma, quando erano entrambi borsisti all'Accademia di Spagna, in un gran bel posto direi...




English version

Very significant picture this, with Luis Mansilla and Emilio Tuñon inside the Pavilion designed by Mies van der Rohe for Barcelona Exhibition of 1929. It was rebuilt in 1992 by Mies van der Rohe Foundation (http://www.miesbcn.com/index.html), which in 2007 has awarded Mansilla + Tuñon for their MUSAC, Museum of Contemporary Art of Castilla and Leon.

How strange the fate that took him away at the age of 52. On that same Barcelona that has rewarded and launched them, Emilio Tuñon, almost inseparable partner and friend, found him dead in his hotel room the morning after presenting a book about Enric Miralles, another great Spanish architect died prematurely in 2000 at the age of 45.
It was intense and touching his speech:
..."In the last thirty years of my professional career -that means all of it- I do not remember seeing anything more striking than the work of Enric Miralled..How is it possible to feel the most shaken by an architecture that has been considered to be the most personal and inscrutable?
The only answer is to think that Enric’s work is the same as everyone else’s. Or at least that his preoccupations are the same as ours.
Please find more details, if you want, in their blog:  http://mansilla-tunon.blogspot.com/

A young man, a mature architect. This was the brilliant definition of Mansilla by Anatxu Zabalbeascoa, journalist and blogger (she's a woman ...), in his article on El Pais.
Sure he was a mature architect, backed by 20 years of work in Mansilla Tuñon and some more  collaborating with the "master" Moneo.
Many regard them as his natural heirs, as they are animated by his same commitment and seriousness in keeping a certain distance from the big media circus.
Speaking of architects and archistars in a very interesting video on architecture and crisis in Spain (The party’s over 
http://www.rtve.es/alacarta/videos/archivos-tema/archivos-tema-se-acabo-fiesta/1269406/ ) Mansilla said that when they received the Mies van der Rohe Award, a journalist told them candidly: what a pity that you have won this award, you are so normal ...
Their work is already ahead of the crisis and has a vision of "resized" architecture.
Mansilla said: why we’d use 200 materials spending substantial amounts of money, if with just two materials we can reach the quality of architecture, being able to negotiate the price?
Tuñon reflected about the number of works of an architect, that today can realize many buildings on the other side of the planet. Are we sure then he can get control of all? Maybe even 20 works directly controllable, made ​​in a limited area, are sufficient for the life of an architect.

I was struck by a beautiful sentence by Mies that, in my opinion, is very close to the thought of these two architects, interpreters of a "quiet revolution"
...We want our feet firmly on the ground, but we want to achieve with our head the clouds. (What we mean by elementary education, 1924)

Italy always has something to do with, because Luis Mansilla and his wife, a painter, had met in Rome, when they were both fellows at the
Spain Academy; in a great place I would say...


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