25 settembre 2012

un passato troppo recente

a past too recent


La sigla do.co.mo.mo sta per International committee for documentation and conservation of buildings, sites and neighborhoods of the modern movement ed è un'organizzazione no-profit nata in Olanda nel 1988 per promuovere la salvaguardia degli edifici del XX secolo
DOCOMOMO Italia nasce nel 1990 come uno dei primi gruppi nazionali di DOCOMOMO International e si costituisce formalmente come associazione culturale nell'ottobre 1995. Ha come obiettivo la documentazione e la conservazione degli edifici e dei complessi urbani moderni e opera per la valorizzazione dell'architettura moderna...



Il sempre attento Giuseppe Pullara ne ha "parlato" tempo fa sul Corriere Romano. Bene! 
Ci ha detto della rivista pieghevole di militanza architettonica che, per comodità, ricompone i fogli su se stessi fino alle dimensioni di una busta... La delegazione nostrana di questa Internazionale in difesa dell' architettura del Novecento è una pattuglia ristretta a soli 150 membri in genere appartenenti all' università o alle sovrintendenze per i beni architettonici. Pochi, ma battaglieri: vogliono che l'Unesco conceda la sua salvaguardia ad almeno un edificio del Novecento italiano essendo generoso di riconoscimenti per la Penisola ma solo per opere dei secoli precedenti. Nell' ultimo numero il «giornale» di Do.Co.Mo.Mo. Italia si occupa di Roma... È confortante rilevare che in questa Capitale con l' intera classe dirigente di livello manifestamente inadeguato siano tuttavia presenti nuclei attivi impegnati a perseguire la qualità sociale e culturale. A volte basta una pauperrima rivista di architettura pubblicata in un migliaio di copie per segnalare che sotto la cenere qualcosa continua ad ardere...

Tra le ultime iniziative c'è questa: 
Un appello per salvare il mercato Metronio (e non solo)

3 commenti:

  1. Ecco, se è vero quello che si sente dire, un decreto governativo del 2011, il famoso decreto sviluppo(!), avrebbe stabilito che una buona parte di questi edifici può essere serenamente demolita giacché non bastano più 50 anni di anzianità per essere degni di salvaguardia, ma ce ne vogliono 70.Se non faccio male i conti, si risale al 1942.Resta fuori tutto il dopoguerra. Se è così bisogna dire che la cenere è molto spessa e che la brace è poca.

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  2. Se aggiungi al malcostume e all'incapacità di gestire e amministrare delle leggi discutibili...

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  3. Caro Stefano,tralasciamo pure, per pietà, di parlare di chi pensa, di chi amministra, di chi gestisce leggi discutibili. Quello che sorprende - e che in questa sede è più rilevante - è il silenzio totale con cui queste discutibili leggi vengono accolte dalla cosidetta cultura dell'architettura e dell'urbanistica italiana. Col risultato che le stesse discutibili leggi diventano indiscutibili giacché non sono discusse da nessuno. Il piano casa ha trasformato le norme urbanistiche del Paese senza suscitare commenti, al punto che è immaginabile che nessuno se ne sia accorto. Misure come quelle citate nel commento precedente rendono risibili gli onesti sforzi per il riconoscimento dell'architettura moderna senza che questo, a quanto ne so io, abbia provocato il benché minimo dibattito: senza che nessun architetto, professore, critico o altro abbia fatto capolino sulla stampa nazionale per, almeno, riflettere su ciò che stava avvenendo.
    Del resto lo stesso silenzio ha accompagnato le leggi sul condono edilizio che con cadenza più o meno decennale si sono succedute dagli anni 80 ad oggi, venendo a costituire il vero sistema normativo urbanistico d'Italia mentre il dissesto idrogeologico, l'arretratezza infrastrutturale, la esigua attività di riqualificazione urbana etc.. la respingevano(l'Italia) nel sottosviluppo. Io capisco che le scuole sono impegnate a concorrere in produttività(leggi: numero dei laureati), che le migliori menti debbono occuparsi delle star o di questioni raffinate e marginali per non perdere lo status proprio (e quando si voltano ai problemi diciamo così più "politici" non vanno, mi pare, oltre l'ovvio).Capisco anche che l'Ordine, vista la complessità del nostro tempo,eviti discorsi troppo netti sulla figura professionale dell'architetto e sulla sua elementare sopravvivenza limitandosi a promuovere i concorsi e a riaffermare la centralità del progetto, incassando al riguardo consensi abbondanti perché non costano niente.Capisco tutto ma non mi sembra entusiasmante.
    un caro saluto. massimo

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