7 febbraio 2013

essere assolutamente moderni

Leggendo alcune discussioni riguardanti il raffronto tra l'architettura antica e quella moderna, mi è venuto in mente un pezzo bellissimo (uno dei tanti) di Milan Kundera, intitolato proprio così:  essere assolutamente moderni.

Foto di Milan Kundera da larepubblicadellelettere 

Ah, il mio Paul, che voleva provocare e tormentare l'orso tirando una riga sulla storia, su Beethoven e su Picasso... Nella mia mente si confonde con Jaromil, il personaggio di un romanzo che ho scritto esattamente vent'anni fa [...] (ndr La vità è altrove) 
Siamo a Praga, nel 1948, e il diciottenne Jaromil è innamorato a morte della poesia moderna, di Breton, di Éluard, di Desnos, di Nezval, e sul loro esempio fa sua la frase di Rimbaud in Una stagione all'inferno: “Bisogna essere assolutamente moderni”. Solo che quel che a Praga nel 1948 si annunciava d'un tratto come assolutamente moderno era la rivoluzione socialista, che immediatamente e brutalmente ripudiò l'arte moderna, della quale era innamorato a morte Jaromil. E allora il mio eroe, davanti a un gruppo di amici (come lui innamorati a morte dell'arte moderna), rinnegò con sarcasmo tutto ciò che amava (ciò che amava davvero e con tutta l'anima), perché non voleva tradire il grande ordine di “essere assolutamente moderni”. [...]
Paul e Jaromil naturalmente non si assomigliano affatto. L'unica cosa che li unisce è appunto la loro appassionata convinzione che “bisogna essere assolutamente moderni”. “Assolutamente moderni” è un concetto che non ha alcun contenuto stabilito o chiaramente definibile. [...] Ma questo ha poca importanza, perché essere assolutamente moderni significa: non mettere mai in discussione il contenuto della modernità e servirlo come si serve l'assoluto, ossia senza dubitare. Paul sapeva, proprio come Jaromil, che la modernità di oggi è una e quella di domani è un'altra, e che per l'eterno imperativo della modernità bisogna saper tradire il suo mutevole contenuto, per lo slogan di Rimbaud tradire i suoi versi. [...]
Che cosa significa essere assolutamente moderni quando un uomo non è più giovane e sua figlia è completamente diversa da come era lui alla sua età? Paul aveva trovato facilmente la risposta: essere assolutamente moderni in tal caso significa identificarsi assolutamente con la figlia. [...]
Ripensava di continuo alla recente discussione con l'orso: sì, aveva esagerato, si era lasciato trasportare dal paradosso, aveva provocato l'orso e tutti gli altri, ma pensandoci bene, tutto ciò che aveva detto non era la verità? Ciò che l'orso con tanto rispetto chiama “cultura” non sarà solo una nostra autoillusione, una cosa che è senza dubbio bella e preziosa, ma che per noi significa molto meno di quanto riusciamo ad ammettere? [...]  
(Milan Kundera - L'immortalità - 1990)

Forse queste parole di Kundera possono aiutare a capire la passione, di molti di noi per l'architettura moderna. Sarebbe molto interessante però leggere qualcosa di analogo sull'essere assolutamente antichi, ma sarà molto difficile perchè non c'è niente di più "moderno" che criticare la modernità, come fa appunto Kundera, amandola e facendone parte anche se criticamente, come succede ai suoi personaggi. 
Poi diciamoci la verità, chi si potrebbe mai permettere oggi di criticare l'antichità, concetto sacro, senza essere considerato ignorante o superficiale?

Qui sopra la composizione fotografica del professore Giorgio Muratore, che ha seriamente e scherzosamente messo a confronto antico e moderno olandese in Raffronto intellettualmente più onesto (a grande richiesta) …

Il discorso sul linguaggio architettonico forse alla fine non è così rilevante, soprattutto se diventa uno scontro ideologico tra “vecchio” e “nuovo”.
Molto più interessante invece è lo studio dello spazio urbano creato, delle proporzioni tra le parti e dei rapporti tra vuoti e pieni e della percezione dello spazio da parte di chi lo vive. 
Ferme restando le critiche all'architettura e all'urbanistica contemporanea che anche qui non mancano, chi può negare con sicurezza scientifica che anche in un quartiere contemporaneo ben congegnato si possa vivere bene? 

L'idea che possa succedere solo nelle città e negli edifici antichi è una deformazione simile alla strenua difesa della modernità di cui parla Kundera.




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