12 marzo 2013

architettura e paesaggio

Architecture and landscape

Posso condurvi sulle sponde di un lago montano? Il cielo è azzurro, l'acqua verde e tutto è pace profonda. I monti e le nuvole si specchiano nel lago, e così anche le case, le corti e le cappelle. sembra che stiano lì come se non fossero state create dalla mano dell'uomo. Come fossero uscite dall'officina di Dio, come i monti e gli alberi, le nuvole e il cielo azzurro. E tutto respira bellezza e pace... 
Ma cosa c'è là? Una stonatura s'insinua in questa pace. Come uno stridore inutile. fra le case dei contadini, che non da essi furono fatte, ma da Dio, c'è una villa. L'opera di un buono o di un cattivo architetto? Non lo so. So soltanto che la pace, la quiete e la bellezza se ne sono già andate.  
[…] E io mi domando allora: perchè tutti gli architetti, buoni o cattivi, finiscono per deturpare il lago? 
[…] L'architetto, come quasi ogni abitante della città, non ha civiltà. Gli manca la sicurezza del contadino, che possiede invece una sua civiltà. L'abitante della città è uno sradicato.
(Adolf Loos, Architettura, 1910 da Parole nel vuoto)

Io credo che abbia ragione Josep Pla quando dice che quello che lo emoziona di più di un paesaggio è l'intervento dell'uomo; che lo emoziona sicuramente molto di più un orto ben livellato, con un muro di contenimento e una canalizzazione dell'acqua, del Gran Canyon del Colorado. Dice che il Gran Canyon lo spaventa, ma non lo emoziona. Un architetto ha l'obbligo di non apprezzare troppo la natura così com'è, perchè altrimenti la nostra professione che senso avrebbe. Io quando vedo qualche scorcio di natura incontaminata, la prima cosa che mi viene in mente è che cosa potrei fare per renderla più accogliente o più bella. (Jot Down Magazine intervista Oscar Tusquets)


Probabilmente in questo dialogo a distanza di un secolo tra due architetti, si racchiude uno dei dilemmi più importanti della nostra professione, soprattutto oggi che sembra tornare prepotentemente alla ribalta una nuova sensibilità verso la natura e il paesaggio.
L'importanza del rapporto tra architettura e paesaggio e in particolare della capacità delle costruzioni di integrarsi con l'ambiente naturale che le ospita, è una delle cose che mi colpiscono e mi interessano di più in questi ultimi tempi.
A proposito di paesaggio, credo non ci sia niente di più adatto del treno per ammirarlo e apprezzarlo e il biglietto vale, oltre che per il trasporto, anche per uno spettacolo bellissimo che cambia in continuazione con le variazioni della luce e della prospettiva. Non credo sia un caso infatti la riscoperta, quasi in tutto il mondo, di questo antico mezzo di trasporto, soprattutto in quelle tratte rimaste fuori dai percorsi più battuti.
Viaggiando qualche estate fa in Svezia, un Paese non molto urbanizzato e con un paesaggio piuttosto "invadente", sono giunto a delle conclusioni sorprendentemente simili a quelle di Tusquets, che però in fondo non sono lontane neppure da quelle di Loos, perchè mi sono reso conto che spesso alcune costruzioni, anche se apparentemente prive di particolare carattere e bellezza, rendono senza dubbio il paesaggio più bello.
Da quel momento ho capito che il segreto dell'architettura, quella vera, sta tutto nella sua capacità di inserirsi nel paesaggio, che sia quello naturale o quello della città, trovando la scala, la forma, le linee e i colori che più si adattano al contesto.
In fondo si tratta di un pensiero classico e vecchio come il mondo, che dovrebbe essere acquisito per tutti, ma sembrerebbe invece che l'architettura contemporanea già da tempo e in molte sue espressioni stia andando proprio nella direzione opposta.
  


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