20 aprile 2013

centralità bufalotta

Bufalottà è una delle centralità metropolitane del "nuovo" PRG di Roma, quello approvato nel 2008, dopo un lungo e travagliato percorso iniziato nel 1995.
Le Centralità metropolitane e urbane sono finalizzate alla nuova organizzazione multipolare del territorio metropolitano, attraverso una forte caratterizzazione funzionale e morfotipologica, una concentrazione di funzioni di livello urbano e metropolitano, nonché una stretta connessione con le reti di comunicazione e il contesto locale.
Si tratta del tentativo di creare, attraverso nuovi poli, una città meno legata al suo centro, economico, politico e culturale, quindi più diversificata e meglio distribuita nel territorio.
La vicenda di Bufalotta, ormai nota come Porta di Roma, è un po' particolare perchè la realizzazione è iniziata prima dell'approvazione del nuovo piano, soprattutto nella parte commerciale con l'Ikea a fare da apripista, ma la rete pubblica dei trasporti su ferro, così come le funzioni diverse dal commercio e dalla residenza, che dovrebbero caratterizzare le centralità, sono in ritardo e stentano ad arrivare.

15 aprile 2013

la buona architettura

[…] in queste pagine vi sono molte ripetizioni: nessun stupore: la buona architettura vi è considerata come un fatto d'impegno morale, ed ha quindi contro si sé il male, la speculazione, la fretta, l'ignoranza; affinchè essa sia vittoriosa ed i giusti pensieri prendano sostanza occorre ripeterli instancabilmente: e li ripeto anzitutto a me […]
[…]  l'edilizia non è mai un atto privato e transitorio ma è un atto pubblico che corrisponde a un decoro pubblico e durevole, e ad una estetica: le facciate sono le pareti della strada e della piazza, non debbono perciò essere lasciate all'arbitrio, al capriccio, alla ignoranza ed al cattivo gusto: l'edilizia privata va intesa come un contributo nell'ordine dell'estetica della città […] 
(Gio Ponti, Amate l'architettura, 1957)

[…] L'architetto non è un artista, ma semplicemente esercita un mestiere. Fino a qualche tempo fa si preoccupava di più della città, si sottometteva ai suoi desideri e alle sue necessità. Negli ultimi 10-15 anni è successo che chiunque si è sentito libero di esprimere la propria manifestazione artistica. Così è cominciato l'uso dei colori come il blu, il verde, il rosso, che sono dissonanti con le tonalità delle nostre città. E poi c'è l'uso di materiali come la plastica, il vetro, la lamiera, il ferro. Il tutto nella ricerca costante di un contrasto. […]
(Massimo Carmassi dall'intervista La Toscana da rifare)


5 aprile 2013

amare il proprio paese

Nel suo famoso libro Amate l'architettura l'architetto Gio Ponti, uno dei personaggi più noti e influenti nel panorama dell'architettura italiana del XX secolo, scriveva: 

amare l'architettura è amare il proprio paese