13 giugno 2013

città giardino aniene

Città giardino aniene è un libro piuttosto interessante sul quartiere romano di Monte Sacro, uscito il mese scorso e presentato giorni fa alla Casa dell'architettura di Roma.
Città Giardino Aniene edificata all’inizio degli anni ’20 come zona destinata alla media borghesia rappresenta, con i suoi 150 ettari di estensione, l’esempio più importante di realizzazione di “città giardino” in Italia.
Il volume, attraverso un’approfondita ricerca archivistica e il reperimento di materiale inedito, sottolinea la rilevanza storica e architettonica del quartiere, ricostruendone le fasi di progettazione e realizzazione a cui hanno partecipato molti dei protagonisti dell’architettura italiana di quel periodo, quali Gustavo Giovannoni, Marcello Piacentini, Innocenzo Sabbatini, Vincenzo Fasolo, Mario Marchi ed altri.
 

3 giugno 2013

committenti

La provocazione sugli architetti "servi del potere", lanciata da Daniel Libeskind, che si è scagliato contro i colleghi che lavorano per i «nuovi dittatori» è rimbalzata tempo fa sulle pagine del corriere con l'articolo Servire il potere, lite tra archistar
[…] Primi fra tutti quelli che stanno realizzando grandiosi progetti in Cina, come Rem Koolhaas (China Central Television)... Oltre a Koolhaas gli strali di Libeskind sarebbero contro Herzog & de Meuron (Stadio nazionale) e gli italiani Massimiliano Fuksas (per l'aeroporto di Shenzen) e Vittorio Gregotti (per la new town di Jiangwan).[…]
[…] Aggiunge Gregotti: «Se c'è un esempio di rispecchiamento del potere è proprio quello di Libeskind. Tutti i suoi progetti sono espressioni al servizio del potere finanziario, esempi di adesione al potere, sono come architettura stalinista. Il mio intervento in Cina non è al servizio del grande dittatore, ma dello scongelamento della Cina.[…] 
[…]  Si tratta di un discorso pericoloso quello tra architettura e potere e si tratta di architetture che, spesso, non reggono ai tempi. Lo ricorda lo storico Francesco Dal Co a proposito delle opere bulgare di Georgi Stoilov, che celebravano il regime. La Casa del partito sul monte Buzludja, una sorta di pantheon, «è completamente abbandonata. Rapidamente il tempo ha provveduto a trasformare in una rovina questa costruzione così pretenziosamente e insensatamente moderna».[…]