30 gennaio 2014

the making of (a new) Rome

English text below

Lo scorso mercoledì 22 gennaio è stata inaugurata all’Istituto di cultura di Los Angeles una mostra su alcune opere di architettura di studi romani intitolata the making of (a new) Rome, organizzata dall’Ordine degli Architetti della Provincia di Roma e dall’ACER, proprio con l’intento di promuoverne la visibilità insieme a quella degli stessi architetti e delle imprese romane coinvolte.
L’iniziativa è sicuramente lodevole e interessante, soprattutto considerando quanto può essere difficile dimostrare i tentativi (più o meno riusciti) di rendere Roma più contemporanea, anche e soprattutto uscendo un po’ fuori dal circuito delle solite (poche) grandi opere, tipo Auditorium, MAXXI e Centro Congressi/Nuvola che tendono ad oscurare tutto il resto.
Tra gli oltre 30 progetti presentati alla mostra, tutti di studi romani e realizzati tra il 2010 e il 2013, vengono segnalati come i più importanti dagli organizzatori quelli di Franco Purini (Palazzo Eurosky), ABDR (Complesso residenziale Giustiniano Imperatore), King Roselli (Libreria Pontificia Universita' Lateranense), Max Pintore (Ponte della Scienza), e Studio Valle (Fiera di Roma).

24 gennaio 2014

architettura italiana

Il post di esordio di questo blog partiva dalla considerazione che l'architettura italiana sta vivendo un (lungo) periodo di difficoltà e soprattutto di poca visibilità internazionale, dovuta sia alla sua scarsa presenza sul nostro territorio che alla sua difficile riconoscibilità
Sono finiti i tempi dell'Accademia (forse anche della militanza politica…) e lo Stato non decide (giustamente) quale linguaggio architettonico si debba adottare, ma in molti paesi europei e non solo, al contrario che in Italia, sembra che gli architetti e il mondo politico, produttivo e culturale si muovano in maniera almeno apparentemente armonica, contribuendo insieme a migliorare l'ambiente urbano proprio attraverso le nuove realizzazioni. 
Per questo motivo, pur condividendo in larga misura le critiche alle “archistar”, colpevoli di aver spettacolarizzato eccessivamente la professione allontanandola dalle persone, direi che la cosa più giusta è valutare l’opera di architettura nel contesto generale, nel suo impatto sulla vita della città e dei cittadini, a volte anche a prescindere dal suo aspetto formale, almeno quando non sia così “indigesto” da diventare fondamentale.

7 gennaio 2014

mi è venuta voglia di farlo così

(Nicola Di Battista - Domus Novembre 2013)

Profetico Ortega Y Gasset, visto che il testo, come riportato su Domus, risale al 1951.