14 aprile 2014

Quanto pesa il suo edificio, Mr Foster?

E' una domanda che Richard Buckminster Fuller fece a Norman Foster quando i due architetti collaboravano negli ultimi 12 anni della vita di Fuller, come ha raccontato recentemente Foster.

Il film-documentario anglo-spagnolo del 2010, che il canale tv Laeffe sta riproponendo in questi giorni in occasione del Salone del Mobile di Milano, evidentemente un breve periodo in cui le persone si "ricordano" dell'esistenza del design, dell'architettura e degli architetti, racconta la vita e la brillante carriera dell'architetto inglese.

Dalla bacheca facebook di Laeffetv
Norman Foster ha sempre avuto un unico obiettivo, e questo obiettivo lo ha fatto diventare uno dei più importanti architetti del mondo: migliorare la qualità della vita attraverso l'architettura e creare qualcosa che nessuno avesse mai visto, ridisegnando l’aspetto delle grandi metropoli del mondo. (dal sito laeffe.tv) 
Infatti Norman Foster nella sua già lunga carriera è riuscito a conciliare in maniera eccezionale nei suoi edifici l'innovazione tecnologica con l'attenzione per le implicazioni socio-economiche, sin dalle prime opere in cui ha creato ambienti di lavoro aperti e non gerarchici.


Ho visto il film per la seconda volta e per la seconda volta sono rimasto affascinato, non tanto dagli edifici che già conoscevo e che ho sicuramente apprezzato molto in passato e forse un po' meno oggi, ma dalla forza sprigionata dal personaggio.
Come conferma Rogers, primo socio con il Team 4 nel 1963 e amico di vecchia data dai tempi di Yale, Norman non era come gli alti studenti di architettura di Yale di estrazione borghese, ma veniva da una famiglia povera e ha dovuto lottare già per poter studiare architettura.
Foster è riuscito nell'impresa e ha riempito tutto il mondo con le sue opere di architettura.

HSBC - Reichstag - Viadotto di Millau - Aeroporto di Pechino (dal sito Foster+Partners)

Renault - British Museum - Millenium Bridge - City Hall - Swiss Re (dal sito Foster+Partners)

Le lezioni che si possono trarre sono molteplici, ma credo che la più importante sia da cercare nella sua creatura più bella, la Foster+Partners, di cui dice con orgoglio che resterà anche dopo la sua morte e funzionerà bene anche senza di lui. Fondata come Foster Associates nel 1967 insieme alla prima moglie Wendy e composta inizialmente, come oggi racconta sorridente, da lui e dalla moglie senza associati e senza clienti, oggi impiega un migliaio di persone, secondo Architonic, tra Londra e tutti gli uffici sparsi nel mondo, soprattutto in Cina.

Questo è il motivo per cui lo proietterei, non solo in tutte le facoltà di architettura, ma anche e soprattutto in molti studi di architetti italiani.

La forza del personaggio è rappresentata benissimo all'inizio e alla fine del film dalla sua partecipazione alla gara di sci di fondo, la maratona che si volge a marzo in Engadina, divenuta per lui un appuntamento fisso anche dopo la malattia che lo ha colpito recentemente.
Ha raccontato in un'intervista al mensile Style del Corriere della Sera di essersi innamorato della splendida valle svizzera di Saint Moritz, dove infatti ha comprato una casa e ha anche realizzato un piccolo edificio per appartamenti con vista mozzafiato sulle montagne, il Chesa Futura.

Immagini del Chesa Futura (dal sito Foster+Partners)
Sono stato in Engadina qualche gennaio fa con un viaggio bellissimo sul treno rosso che viaggia tra Tirano e Saint Moritz in mezzo al bianco infinito tra le montagne del Bernina e posso capire molto bene la passione di Foster per questi luoghi.
Bernina Express e Saint Moritz (foto mie)


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